A COSA SERVE E COME FUNZIONA?
Ma soprattutto: come nasconderla mantenendo la funzionalità ideale?
La VMC (ventilazione meccanica controllata) non è una novità tecnologica recente, anzi, è da almeno 20-25 anni che migliora la qualità dell’aria in ambiti commerciali e industriali, ma solo recentemente ha iniziato a prendere piede negli ambienti domestici.
I nuovi standard della costruzione, o della ristrutturazione delle case che richiedono sempre meno dispersione energetica, bassi consumi e tenuta quasi “ermetica” delle case, ha portato sicuramente un risparmio importante nelle tasche delle persone che la abitano ma anche alcuni problemi, tra cui la comparsa della maledetta muffa che prima non era presente.
Perché è successo questo?
Il focus principale è la lavorazione sull’esterno della casa: cappotti di 15 centimetri, infissi super performanti isolanti. Insomma, una specie di sigillatura ermetica per non disperdere calore ed energia.
In tutto questo nessuno pensa che in un luogo quasi sigillato, ma dove vivono delle persone, si innalzano i livelli di umidità della casa che, non trovando sfoghi, inizia a lavorare dall’interno, dapprima con qualche macchia gialla e poi la comparsa delle famose macchie nere di muffa.
I nostri amici di GMC AIR SPECIALIST ci hanno raccontato questo:
Una famiglia tipo di 3-4 persone passa la maggior parte del tempo fuori casa e, durante la notte, ha accumulato solo con il respiro circa 2 litri di acqua. In estate magari è possibile ma, in inverno, è difficile che possano tenere alle 6:30 / 7:00 del mattino le finestre aperte per 20 minuti.
Al ritorno la sera è praticamente impensabile che il primo pensiero sia aprire le finestre, e inizia la routine delle docce, della preparazione della cena e della semplice presenza in casa. Ecco che vengono prodotti, stando bassi, circa altri 10 Litri di acqua che non esce da nessuna parte.
Dopo un paio di inverni, iniziano i problemi di muffa e di odore di “cantina” nelle stanze.
La chiamata al costruttore si concluderà con un semplicissimo “apri le finestre e fai girare l’aria!”
Ammettendo che far uscire circa 10 Litri di acqua al giorno tenendo le finestre aperte 20 minuti al giorno è praticamente impensabile, il paradosso è l’avere una casa a tenuta quasi ermetica per risparmiare calore ed energia e abbassare la temperatura di 5-6 gradi al giorno in inverno per far girare l’aria, chiedendo alle macchine uno sforzo per ripristinare la temperatura andando a rendere inutile il lavoro di risparmio energetico.
In ultimo, ma non per importanza, facendo entrare inquinanti dall’esterno che poi vengono ben rinchiusi dentro casa e respirati con calma sul divano la sera.


La VMC aiuta in questo senso?
Certamente. I vantaggi della VMC sono diversi e tutti importanti.
In sostanza, quali sono i benefici che un impianto di VMC ti farà ottenere fin dal primo giorno?
- aria di casa pulita e filtrata h24
- evita la comparsa della muffa mantenendo l’umidità stabile
- eliminazione della condensa su vetri e pavimenti
- eliminazione degli odori di cibo, prodotti per la pulizia o del bagno
- eliminazione di allergeni grazie alla filtrazione dell’aria in ingresso fino a PMI 2,5
- riduzione di CO2 e VOC (dovuti ad esempio ai prodotti per la pulizia)
- riduzione della polvere circolante in casa
- miglioramento immediato dell’aria in casa per chi soffre di allergie o ha problemi respiratori
UNA MAGGIOR QUALITÀ DELLA VITA IN CASA TUA.

Ora che abbiamo chiarito il senso della VMC, parliamone in termini di installazione e poi manutenzione
Gli Air Specialist ci spiegano che: la VMC tipicamente è composta da un’unità interna di dimensioni considerevoli, che tramite un sistema di distribuzione, facilita lo scambio d’aria tra interno ed esterno a seconda delle necessità.
Questa unità spesso viene installata all’interno di un controsoffitto per ottimizzare lo spazio.
Dev’essere garantito l’accesso alla VMC tramite un’idonea apertura nel controsoffitto, insieme allo scambio d’aria tra il vano e l’ambiente.

Il problema è che spesso viene fatto l’impianto, e quando l’impiantista esce di scena arriva il cartongessista.
Al momento di chiudere l’impianto qualcuno si pone mai la domanda di come sarà effettuato l’accesso?
L’architetto non vorrebbe mai botole nei suoi progetti perché sono anti-estetiche. Il cartongessista è chiamato per chiudere e non sa dove mettere gli accessi e quanto farli grandi.
E allora chi ci pensa al dopo? Chi ci pensa al fatto che bisognerà poter mettere mano all’impianto, e non solo ai filtri, ma anche al recuperatore?
È giunto il momento, per tutti gli attori (impiantista, cartongessista, impresario e architetto) di prendere in considerazione la chiusura di impianti come la VMC.
La botola sembra irrilevante, ma se non ci sarà modo di accedere all’impianto, questo avrà valenza zero.
I nostri amici di GMC hanno iniziato tempo fa a spingere molto sul fatto che le botole devono essere prima di tutto di idonee dimensioni e poi messe nel posto giusto.
Da qui, come ci hanno raccontato, si è aperto il vaso di Pandora.
Sono comparse tutte le soluzioni possibili e immaginabili: dal legno al lamierino. Ma era sempre qualcosa di improvvisato, mai pensato per una comoda ispezione.
Nella maggior parte dei casi, l’accesso alla VMC è comunque fatto con botole in cartongesso.
Ma ripiegare su una semplice botola standard permetterà di cambiare (con fatica), solo i filtri.

Passati circa 4 anni, l’impiantista deve tirare giù il recuperatore per lavarlo, sanificarlo o manutenerlo, e per farlo bisogna avere un’apertura sufficientemente grande.
Come glielo dici al cliente che andrà demolita una parte del soffitto per estrarre il recuperatore?
Ci sono casi in cui le botole in cartongesso vengono fatte grandi, di idonee dimensioni. Ma essendo in cartongesso, ecco un nuovo problema: diventano molto pesanti e difficili da manovrare.
Ad esempio, ci è già capitato di dover ispezionare un impianto in bagno. Sotto la botola c’era il box doccia. Come rimuovere l’anta della botola pesantissima in cartongesso senza fare danni?
Il peso non va bene per l’impiantista che dovrà rimuovere la botola, ma nemmeno per tutta la struttura del controsoffitto che non potrà essere ben pendinato a causa della presenza di moltissimi tubi.

Per l’impiantista, un impianto di VMC chiuso in questa maniera rappresenta un problema serio in ogni fase:
● Durante il collaudo, potrebbero emergere errori nell’installazione o difetti di fabbrica dei macchinari posati, rendendo difficile la sostituzione di componenti senza demolire parzialmente il controsoffitto appena fatto.
● Anche la regolare manutenzione dell’impianto diventa un’operazione difficoltosa. Sei sul terzo o quarto scalino, in una posizione già di suo scomoda. La sostituzione di un filtro diventa una prova di forza per la movimentazione della pesante botola in cartongesso, oppure un esercizio di contorsionismo se troppo piccola.
Un’altra problematica frequente è relativa alla condensa. La VMC e anche gli altri impianti di condizionamento che installiamo portano fuori l’umidità.
Eventuali gocciolamenti dell’umidità e della condensa su botole in cartongesso diventano un enorme problema.

Ti sembrano questi dei buoni motivi per abbandonare i vecchi sistemi per chiudere gli impianti?
Non credi che, qualunque sia il tuo ruolo, valga la pena dare la giusta importanza alle chiusure per impianti?
Vorresti scoprire finalmente una soluzione che ti permetterà di non dover più affrontare tutti i problemi di cui ti ho appena parlato?
Se la risposta è sì, devi proprio scoprire GIGAbotola.

Gli esperti
Marco e Claudio Gratton
Marco Gratton, classe 1981, ho installato il mio primo impianto all’età di 16 anni, e da allora la mia passione per questo settore è cresciuta giorno dopo giorno, nello scoprire, testare e collaudare sempre più impianti performanti, grazie alle tecnologie in continua evoluzione. Oltre all’aspetto tecnologico, mi interesso molto dell’aspetto estetico e di design; per questo motivo sono sempre alla ricerca di tutte le novità nel settore del condizionamento, della ventilazione, del benessere e della comunicazione.
Claudio Gratton, classe 1977, ho iniziato a lavorare a fianco di mio padre nel mondo del condizionamento e della ventilazione a 15 anni, seguendo lo sviluppo degli impianti di condizionamento con i migliori installatori e manutentori tecnici. Dopo qualche anno ho iniziato il mio percorso e laddove gli altri vedevano solo l’aspetto tecnico, io iniziavo ad assecondare anche la parte estetica e a focalizzarmi nel tempo sulla comprensione delle esigenze del cliente e sulla realizzazione dei suoi desideri.