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Chiusure per impianti: ecco perché integrarle già nel progetto

Le chiusure per impianti, spesso, in fase di progettazione vengono considerate solo alla fine, come complementi d’arredo che a lavori ultimati si possono “appiccicare” al resto.

Altre volte la loro progettazione viene completamente ignorata, lasciando la questione da sistemare nelle ultimissime fasi del cantiere, quando l’unica cosa fattibile è scegliere un’anta piuttosto che un’altra.

Ma qualunque sia la scelta, il risultato sarà su uno spettro che va dal deludente al disastroso.

Te ne sarai accorto anche tu: la questione della chiusura di impianti si rivela sempre più spinosa del previsto, a causa di un mercato che offre solo soluzioni ingombranti, che rovinano l’estetica complessiva dell’ambiente per cui hai lavorato tanto e che nel lungo termine diventano causa di problemi e rimostranze da parte dell’utente finale.

Ma basta un accorgimento iniziale per risolvere tutto a monte, ovvero tenere a mente che le chiusure non sono elementi d’arredamento. Questa consapevolezza darà il via in automatico a una serie di operazioni che renderanno il lavoro in cantiere più semplice e il risultato in linea col progetto.

Le chiusure per impianti, infatti, vanno inserite già durante la progettazione e poi implementate nelle prime fasi del cantiere. Risultato? Guadagno in termini di tempo e denaro e assenza di brutte sorprese alla fine.

Forse ti sembra impossibile, vista l’esperienza pregressa. Forse ti stai chiedendo: “Cosa posso farci, se poi le botole o gli sportelli che mi forniscono non sono mai davvero a filo muro?

Il dubbio è legittimo, ma continua a leggere e vedrai che se le chiusure per impianti saranno il primo dei tuoi pensieri, allora diventeranno l’ultimo dei tuoi problemi.

Installazione GIGAbotola

In fase di progettazione, tu come architetto/progettista dovrai sapere in anticipo quali impianti saranno presenti.

Il collaborazione con l’impiantista, potrai conoscere la funzione di ognuno e, quindi, avere le informazioni per poterli chiudere e nascondere al meglio.

Potrai sapere, ad esempio, se sarà presente la VMC, e quindi la necessità di un controsoffitto e di una botola resistente all’umidità e facile da aprire per le ispezioni.

Potrai sapere se l’impianto ha bisogno di una griglia di ripresa, che incide parecchio sull’estetica.

Soprattutto, potrai sapere se l’impianto è di grandi dimensioni, e la sua posizione finale. Questo è fondamentale per coordinare la presenza della chiusura dell’impianto con il resto del progetto.

Inoltre, è importante perché bisognerà scegliere tra una chiusura orizzontale e una verticale, con caratteristiche e funzioni specifiche, ovvero:

  1. L’utilizzo sarà diverso. Impianti diversi richiedono manutenzioni differenti e anche un tipo di accessibilità differente. In particolare, normalmente gli impianti a soffitto sono ispezionati esclusivamente da tecnici specializzati perfettamente in grado di gestire l’apertura di una botola d’ispezione e l’accesso è anche piuttosto sporardico; nel caso di alcuni impianti a parete, invece, potrebbe essere richiesto l’accesso anche da parte di “persone comuni” ovvero non tecnici e l’apertura dovrà essere ben più comoda e semplice da gestire anche quotidianamente, come quella dell’anta di un armadio.

  2. Anche a livello di posa in opera in fase di cantiere lavorare su una controparete o su un controsoffitto richiede azioni diverse, e dunque sistemi progettati diversamente. In particolare, ma senza scendere troppo in dettagli tecnici, se dovessimo posare a soffitto un’anta a filo andremmo incontro a una serie di operazioni aggiuntive che allungherebbero eccessivamente i tempi di posa in opera. Inoltre, gli stessi dettagli tecnici di una chiusura a parete risultano inadeguati se questa viene posta a soffitto, a causa specialmente di ingombri eccessivi o di cerniere “fisse” che uniscono anta e telaio.

Ignorando tutto questo, dovrai fare i conti con questi problemi:

Installazione ANTECHA
  1. Potresti ritrovarti, alla fine, con botole (oppure ante) in posizioni asimmetriche, non allineate ai punti luce o semplicemente in contrasto con l’estetica generale. Questo perché, in assenza di direttive, a occuparsi di tutto è il cartongessista, che però non ha indicazioni sul posizionamento o la dimensione necessaria delle botole. Prendendo in considerazione gli impianti già nel progetto, e coordinandoti con gli specialisti, avrai ogni aspetto sotto controllo e le botole non rischieranno di diventare l’unico neo del tuo progetto.

  2. In fase di cantiere, avendo delegato le chiusure degli impianti all’impresa o al cartongessista, non avrai il controllo del prodotto scelto e dovrai sperare che il risultato estetico e funzionale sia all’altezza del resto del progetto. Nonostante la grande professionalità delle maestranze con le quali lavori, non hai la garanzia che faranno la migliore scelta per il tuo progetto.

  3. Nel caso degli impianti a parete, il problema più frequente è che non pensi da subito a come chiuderlo. Alla fine ti ritrovi con la parete finita e cosa fai? Chiami il falegname? Oppure il serramentista? In qualsiasi caso sarà una soluzione dell’ultimo momento. Non hai la certezza del risultato che otterrai. Inoltre, queste dinamiche portano a spreco di tempo, e aumento spropositato dei costi (dato che serramentista e falegname si inventeranno per te una soluzione).

Come vedi, le chiusure per impianti non possono essere aggiunte all’ultimo momento. E non è una buona idea delegarne completamente la scelta e la gestione alle maestranze con cui lavori. Rischi di trasformarle nell’unico neo dei tuoi progetti.

Hai bisogno di informazioni e di coordinare gli altri professionisti, evitando di lasciare un tema in apparenza secondario, ma in realtà fondamentale, completamente nelle mani degli altri.

Non sarebbe più facile pianificare tutto e agire già in fase di progettazione, per poter integrare chiusure adatte a ogni scopo specifico e che siano per davvero A FiLO?

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