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Botole con chiusura a calamite. Geniali? 4 motivi per evitarle a ogni costo

Installazione GIGAbotola

Chiudere gli impianti con soluzioni a filo muro permette di dare all’ambiente un’estetica contemporanea, essenziale e priva di ingombri. Insomma, un aspetto più pulito grazie ad ante che si mimetizzano con le pareti o controsoffitti.

Forse hai pensato che le botole con calamite siano la soluzione migliore per avere un profilo elegante e un’apertura facile in caso di ispezioni. Oppure, semplicemente, le hai trovate in commercio e non ti sei posto il problema, pensando che una chiusura vale l’altra purché il pannello sia a filo muro.

Ma se hai già avuto esperienze con le chiusure a calamita, ahimè, conoscerai bene i problemi che sto per elencare. Se invece non le hai mai utilizzate, sei ancora in tempo per non fare scelte di cui pentirti, leggendo questi 4 motivi per evitarle a ogni costo.

1. Le botole con calamite non sono adeguate per chiudere impianti a soffitto

Tanto per cominciare i sistemi dotati di calamite non sono adeguati per chiudere impianti a soffitto, ma potenzialmente solo a parete.
Dimentica quindi di poter chiudere un impianto installato nel controsoffitto con questo genere di “botole”.

Pensaci, un pannello installato nel controsoffitto è soggetto, banalmente, alla forza di gravità. Pertanto, per essere certi che l’anta non cada, servono sistemi più sicuri rispetto a semplici calamite appoggiate una contro l’altra, specialmente se parliamo di botole di grandi dimensioni.

In altre parole, le calamite si attaccano e si staccano e non hanno un collegamento meccanico.
Questo rende il pannello potenzialmente pericolante per ogni oggetto o persona che si trova sotto.

2. Difficoltà di apertura dell’anta con calamite

Al di là della resistenza posta dai magneti, contrariamente al comodo sistema Premi-Apri e all’estrazione con ganci, le chiusure con calamite prevedono metodi di apertura scomodi o addirittura dannosi.
Alcune tipologie hanno l’apertura a pressione, dove premendo su un lato del pannello si dovrebbe fare da contrappeso sul lato opposto per staccare le calamite dal telaio, aprendo così l’anta.
Questo tipo di apertura, effettuata su un sistema a soffitto, diventa particolarmente impegnativo.
Non funziona assolutamente nel caso di grandi dimensioni.
Immagina di dover premere su lato di una grande “botola”: nel momento in cui si stacca l’altro lato, una seconda persona deve essere pronta a prendere l’anta per evitare che cada.

In altri casi, le botole con calamite richiedono l’utilizzo di utensili da infilare direttamente nello scuretto tra il pannello e il telaio. In pratica bisogna fare leva con forza per aprirlo.

Ad esempio, diversi fornitori danno in dotazione delle placche o ganci metallici adibiti allo scopo. E l’alta probabilità di smarrirli nel corso degli anni, o semplicemente non trovarli al momento del bisogno, non è neanche il rischio maggiore.
Insieme a questi, infatti, esistono metodi ugualmente o ancor più improvvisati, come l’utilizzo di fil di ferro, di un cacciavite a testa piatta, o “alla vecchia maniera” con le mani. Le conseguenze le puoi bene immaginare: graffi, scheggiature, stucco e vernice che saltano dal muro e dai bordi del pannello.

3. Anta troppo sottile e in materiale non idoneo

Come hai visto, le chiusure con calamite non sono in grado di mettere in sicurezza un’eventuale botola a soffitto e, in caso di sportello a parete, renderebbero difficile l’apertura di un pannello di spessore comune.
E così, solitamente, la geniale trovata è quella di realizzare un pannello composto da una singola lastra, ad esempio in lamiera metallica o composito. Questa, utilizzata senza un telaio che la sostiene, è soggetta a deformazioni fin dall’inizio o in pochissimo tempo, che la renderanno disallineata rispetto al muro, soprattutto se consideriamo chiusure per impianti di dimensioni superiori allo standard.

4. Inevitabili difetti estetici

I magneti, per natura, attirano il ferro. proprio per questa loro caratteristica, le calamite poste a chiusura di un’anta tendono ad attirare le particelle ferrose mescolate ad altre sostanze presenti nell’ambiente circostante. Queste andranno a depositarsi sulla superficie esterna del pannello apribile, nei punti corrispondenti alla posizione dei magneti, formando delle macchie scure che sembreranno impronte di sporco e invecchiamento.

Di lavare via queste macchie non c’è verso. L’unica soluzione è la riverniciatura periodica: una perdita di tempo e soldi che, comunque, non darà risultati eccellenti e neanche duraturi, visto il materiale del pannello e la causa di tali macchie.

In alternativa puoi lasciare così com’è, e accontentarti di dettagli non impeccabili.
Ma perché accontentarti quando esistono chiusure che non solo rimangono pulite, ma offrono anche molti più vantaggi in fatto di sicurezza e durabilità nel tempo?

Parliamo di chiusure progettate per superare i limiti del pesante cartongesso e della semplice lamiera metallica, con chiusure “Premi-Apri” progettate appositamente (lontane anni luce dalle calamite ma anche dal cricchetto in plastica preso in ferramenta) e cerniere che le rendono completamente estraibili da inquilini e impiantisti.
E il tutto con tempi di posa dimezzati rispetto alle solite chiusure, in virtù di un telaio progettato da veri esperti del cantiere a secco.

Ti sembrano buoni motivi per abbandonare l’idea di chiusure con calamite, e ottenere la soddisfazione e lo stupore dei tuoi clienti con ante resistenti e leggere, facili da estrarre e richiudere e perfettamente allineate alla parete?

Allora è il momento di scoprire tutto su GIGAbotola: la botola per chiudere i grandi impianti a soffitto.

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